Catalogo Archivi
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Fondo
ID: 3

Legami gerarchici

Elementi di identificazione
Ente conservatoreBiblioteca Apostolica Vaticana. Sezione Archivi
Segnatura/LocusArch.Barb.
(Arch.Barb.)
Denominazione/Titolo

Archivio Barberini

DatazioneSec. XIII-XX
Data inizio 1201
Data fine 2000
Consistenza8.000-9.000 unità (ca. 500 m. lin.): pergamene, filze, buste, volumi, registri

Soggetti produttori
FamigliaBarberini (famiglia)

Antroponimi/Toponimi
PersonaMansi, Giovanni Domenico, arciv. di Lucca, 1692-1769
PersonaMorone, Carlo, f. 1636-1666
PersonaHolstenius, Lucas, 1596-1661
PersonaRezzi, Luigi Maria, sec. XIX

Storia
Storia amministrativa/Nota biografica

Fino alla generazione cui appartenne Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1568.-1644) la famiglia, in Firenze, si chiamò sempre "da Barberino". E’ certo che con la generazione di Maffeo e del fratello maggiore Carlo è ormai stabile la forma “Barberini”. Questi vantavano un’antica signoria di Barberino in Valdelsa, poiché da secoli possedevano proprietà in quel castello. Ma più che i residui di un antico feudo sembra fossero, più modestamente, quelli di beni acquistati dal loro antenato Taddeo di Cecco coi guadagni fatti nella mercanzia. I Barberini ricoprirono in Firenze magistrature e uffici pubblici di secondaria importanza mentre –come risulta dai documenti d’archivio- la professione tradizionale fu l’esercizio della mercatura, sia vendendo panni al minuto sia tingendo le stoffe, in fondachi e botteghe di loro proprietà o tenute in società con altri fiorentini, sia noleggiando navi per lo scambio dlle merci, nonché aprendo agenzie e mantenendo corrispondenti in Oriente e nell’Europa settentrionale. A Roma i B. seppero assumere, con Raffaello e segnatamente con Francesco, posizione così eminente da portare alla tiara, col nome di Urbano VIII, il loro congiunto Maffeo. Ma la rapacità dei B. nello sfruttare i vantaggi della tiara, il saccheggio dei monumenti antichi per le loro costruzioni, cui sembra alludere il celebre detto "quod non fecerunt barbari, B. fecerunt", e le ulteriori complicazioni internazionali con la guerra di Castro, resero inviso il loro nepotismo; e, alla morte di Urbano VIII, i B. dovettero fuggire da Roma. Ma la protezione del Mazzarino, che non esitò perciò a far attaccare Orbetello, valse loro un ampio perdono da Innocenzo X. Assestata la loro posizione romana, tra l'altro grazie al matrimonio tra Maffeo B. e Olimpia Giustiniani, nipote di Innocenzo X, i B. entrarono trionfalmente nella vita principesca italiana, mentre un grosso prestito, fatto alla repubblica di Venezia durante la guerra di Candia (1662), otteneva alla famiglia l'iscrizione al patriziato di Venezia. La discendenza si prolungò nel Settecento in seguito al matrimonio (1728) dell’ultima erede Cornelia Costanza Barberini (1716-1797) con il principe Giulio Cesare III Colonna di Sciarra (1702-1787). Peraltro, estinte a poco a poco le discendenze dirette, subentrò ai B., per via di adozione, Urbano Colonna (sec. 18º), la cui discendenza diretta si estinse nel 1893 con Maria B. Colonna, che trasmise i proprî titoli al marito, marchese Luigi Sacchetti. Sussiste ancora il ramo cadetto dei B. Colonna di Sciarra.

Storia archivistica

A parte una limitata raccolta di carte e registri appartenenti ancora alla fase mercantile e toscana (sec. XVI), l'archivio inizia a mostrare un' abbondante e ordinata articolazione soprattutto a partire dalla fase romana, dopo l'elevazione al papato di Maffeo (1623), documentando abbondantemente le attività di tutti i membri della famiglia: soprattutto il cardinal nepote Francesco Barberini, ma anche il fratello card. Antonio, il card. Carlo, i principi Taddeo e Maffeo e tutti gli altri. Verso la metà dell’Ottocento, dal grande complesso archivistico venne estratta una vasta raccolta di documenti (circa la metà della documentazione presente), forse sulla base di un precedente tentativo di mettere insieme le carte ufficiali e gli atti più rappresentativi della storia della famiglia. A questa raccolta gli archivisti e bibliotecari della casa, Sante (1802-1887) e Alessandro Pieralisi (1846-1907 ca.), coadiuvati dal computista Prospero Mallerini e prima ancora dal bibliotecario Luigi Maria Rezzi (1785-1857), dedicarono lunghe cure, che daranno poi vita alla sezione fondamentale degli "Indici", articolati in quattro parti. All’archivio Barberini poterono accedere già dalla fine dell’Ottocento numerosi e qualificati studiosi italiani ed esteri, da Paul Fridolin Kehr (1860-1944) a Theodor Mommsen (1817-1903), Ignaz Philipp Dengel (1874-1947), Domenico Orano (1873-1918), Rodolfo Lanciani (1845-1929), Pietro Egidi (1872-1929), Pietro Toesca (1877-1962). Archivisti dell'Archivio Barberini devono considerarsi gli stessi bibliotecari della Biblioteca Barberini: Lucas Holstenius, Carlo Moroni (canonico di S. Lor. e Damaso, Barb.lat.LXXIV.69, f.60), Francois Suares, p. Vitale (monaco basiliano), il p. ... delle Scuole Pie, Domenico Mansi, De S. Romain, il Pla', Gaspar Garatoni (+1797, cfr.Barb.lat.L.131, f.1), mons. Simone Ballerini (Barb.lat.LIII, f.147), Cavedoni, ab. Antonio Maria Rezzi, d. Sante Pieralisi, d. Alessandro Pieralisi (1887-1902). Al momento del trasferimento in Vaticano delle collezioni (biblioteca e archivio) d. Alessandro Pieralisi fu assunto dalla Bibl. Vat. con uno stipendio di 120 lire mens.

Modalità di acquisizione

Acquisto dalla famiglia Barberini di Roma nel 1902. Il contratto di cessione della Biblioteca e dell'Archivio Barberini fu stipulato il 30 ott. 1902 tra Teresa Orsini Barberini (vedova di don Enrico Barberini), Maria Barberini, principessa di Palestrina (figlia del defunto principe don Enrico B. e moglie di Luigi B. figlio del m.se Urbano Sacchetti), p.ssa Anna Corsini Barberini (moglie del p.e Tommaso Corsini) e Luisa Corsini Barberini marchesa di Lajatico (moglie di Pier Francesco Corsini) (figlie del defunto Carlo Felice Barberini, duca di Castelvecchio) da una parte e la Prefttura dei Sacri Palazzi apostolici rappresentata dal card. Mario Mocenni dall'altra. All'atto segue il nulla osta del Ministero della Pubblica Istruzione (Nunzio Nasi), permettendo la legge del 1871 e 1883 di vendere biblioteche fidecommisarie ad enti morali nel possesso dei quali le biblioteche fossero di pubblica utilita.


Contenuto e struttura
Abstract

Il grande archivio della famiglia Barberini raccoglie sostanzialmente la documentazione del ramo cui appartenne Maffeo (1568-1644), poi Urbano VIII (1623-1644), che si prolungò nel Settecento in seguito al matrimonio (1728) dell’ultima erede Cornelia Costanza Barberini (1716-1797) con il principe Giulio Cesare III Colonna di Sciarra (1702-1787) e nell' Ottocento con il Carlo Maria Barberini, chiamato al maggiorasco dalla madre, e i suoi discendenti. La documentazione conservata attesta il grande mecenatismo artistico e culturale e quindi anche l’influenza politica della famiglia nell’ambito di Roma e della Curia Romana, soprattutto nel periodo barocco. L'Archivio Barberini contiene le serie: Pergamene (sec. XV-XVIII), Indice I-IV (documenti, carteggi e memorie dei Barberini), Abbadie I-II (documenti e conti delle commende tenute dai cardinali), Computisteria (contabilità), Giustificazioni (ricevute dei pagamenti).


Condizioni di accesso e impiego
Strumenti di ricercaArchivio Barberini, Inventario di Sante Pieralisi (1836) riedito da L. Fiorani, 1978, BAV, Salacons.Mss.Rosso.382(1-8),

Documentazione collegata
Documentazione collegataBAV, Archivio Barb. Colonna di Sciarra. BAV, Barb.lat. BAV, Arch.Colonna
BibliografiaP. Pecchiai, I Barberini, Roma 1979 (Archivi, archivi d'Italia e rassegna internazionale degli archivi, 5) [descrizione generale dell'archivio e biografie dei personaggi]